L'anniversario - Andrea Bajani
Preciso, diretto, profondo, denudante: molto bello.
Preciso, diretto, profondo, denudante: molto bello.
Amicizie da paura: destabilizzante..
“Tutto questo iniziò l’estate in cui Oliver venne a casa nostra”… I pomeriggi d’estate, il tennis, le cicale, la musica, la lettura, la piscina, le corse, le passeggiate in bicicletta. Oliver, 23 anni, giovane letterato accolto dalla famiglia di Elio come residente estivo in cerca di un luogo tranquillo dove dedicarsi alle proprie pubblicazioni; Elio, 17 anni, amante della letteratura classica, della musica, della chitarra.
Da subito tra di loro è un gioco di sguardi, le loro menti viaggiano in parallelo.
Oliver “vedeva dentro chiunque perché cercava nelle persone ciò che aveva visto in se stesso e forse non voleva che altri vedessero” ed Elio non si rendeva conto che “ voler mettere alla prova il desiderio non era altro che un sotterfugio per ottenere ciò che voleva senza poterlo ammettere”.
Tra loro non ci sono altro che verità e “dove ci sono verità non ci sono barriere”.
La loro storia nasce come scoperta, trasporto, passione carnale, da incontro poetico a desiderio fisico: “Oliver era mio fratello, mio amico, mio padre, mio figlio, marito, il mio amante, me stesso”. Un amore totalizzante, che rimane nel tempo, nei ricordi perché anche se lontani quelli rimangono i luoghi dello spirito.
Film visto, ma da rivedere ora con altri occhi.
Romanzo con una storia e una scrittura veramente modesti caratterizzato da una trama a dir poco inverosimile e da una narrazione superficiale. Decisamente eccessive le aspettative testimoniate dalle attuali prenotazioni. La cosa migliore, a mio parere, è senz'alcun dubbio la copertina.
Cerveno è un piccolo borgo medievale raccolto alle pendici del monte Concarena in media Valcamonica. Se in anni recenti è diventato anche luogo di transito di tanti escursionisti che percorrono l’Antica via Valeriana, in passato è stato soprattutto un importante luogo di devozione per i valligiani.
Dalla metà del XVIII secolo, Cerveno ospita infatti il santuario della Via Crucis con le varie stazioni costituite da gruppi scultorei realizzati in prevalenza dall’artista Beniamino Simoni con uno stile decisamente peculiare. Questo edificio, addossato alla Parrocchiale di San Martino e facente parte di un complesso architettonico molto antico, costituisce un unicum: per lungo tempo snobbato dalla critica artistica, è stato portato all’attenzione del pubblico da grande critico e intellettuale milanese Giovanni Testori negli anni settanta del Novecento e da allora è stato fatto oggetto di numerosi studi e volumi.
Tra questi, un posto di riguardo lo merita sicuramente “La ‘Fabrica’ della Via Crucis. Il Santuario di Cerveno tra ricerca e restauro”, curato da Marco Albertario. Un volume imponente, edito da BAMS che ha il merito di mettere ordine – in poco più di 350 pagine di pregevole fattura, al prezzo di 70 euro – nel corpus frammentario delle ricerche precedenti presentando uno studio organico di tutti gli aspetti relativi a questa straordinaria opera.
Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/fabrica-via-crucis-cerveno/
Mai copertina fu più esemplificativa: la pesantezza dei sassi (argomento trattato) unita alla preziosità (esperienza vissuta) e alla luce dell'oro (punto di vista e finale).
Shiarrael possiede solo il suo nome. “Ali delle stelle” significa, quelle stelle che l’hanno sempre protetta e guidata nel suo cammino. Non ha un passato Shiarrael, e nemmeno un futuro. Sa solo che nel colore della sua pelle è scritta la sua origine. Vive alla giornata, o meglio, vive il singolo attimo, costantemente in fuga dal mondo, senza sapere verso cosa sta fuggendo. Non le piace pensare perché “pensare di solito significava preoccuparsi. Preoccuparsi per dove avrebbe passato la notte, per che cosa avrebbe mangiato; preoccuparsi per il cibo che mancava, per i vestiti che erano troppo logori per riscaldarla”. Fino al giorno in cui il destino (o lo zampino di un’anziana governante!) le fa incrociare gli occhi di Ubertino Clerico.
Con “Shiarrael. Ali delle stelle” (LuoghiInteriori, 2024) la giovane scrittrice bresciana Emma Cremaschini torna per la quarta volta in libreria e ci regala una storia intensa, poetica e profondamente umana. Dopo aver raccontato il dramma della guerra in opere come "Ti porto con me", "Memorie di un fiore di campo" e "Aggrappati alle nuvole", Cremaschini cambia direzione per narrare la vicenda di una giovane zingara che vive per strada e improvvisamente vede di fronte a sé una possibilità inaspettata: sognare un futuro diverso.
Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/shiarrael-ali-delle-stelle/
Terzo dei tre libri finalisti che devo "giudicare" quale giurato del 52 Premio internazionale Flaiano.
Correre. A volte per inseguire. Ma si può correre a ritroso nel tempo? E nei sentimenti?
Diabolik non mi ha mai appassionato, questo miscuglio in calzamaglia tra Arsenio Lupin, 007 (con annessi gadget tecnologici) e Jason Bourne (perchè Diabolik mena e uccide anche, quando è il caso). Le storie sono dei polizieschi generici in definitiva e l'idea della femme fatale di turno non è nemmeno tanto insolita.
Cosa rende eccezionale questa versione di Diabolik allora ? La risposta è CORRADO ROI ! Il geniale fumettista varesotto è stato richiesto di ridisegnare questo numero "speciale" del fantomatico personaggio creato dalle sorelle Giussani, episodio il 107° che svela il passato del nostro e ne spiega l'origine del nome d'Arte.
L'interpretazione di ROI è assolutamente magistrale, i suoi chiaroscuri sono possenti e la forza drammatica dei personaggi surclassa di molte lunghezze il disegno della versione originale del 1968.
E' facile fare il confronto tra le due versioni, quella attuale di ROI e quella di Coretti/Facciolo, perchè questa edizione de "Lo Scarabeo" presenta una soluzione originale (io non l'ho mai vista prima per lo meno) e geniale perchè negli ampi margini laterali è riportata pagina per pagina, riquadro su riquadro e stampata in piccolo ed in grigio la versione uscita 57 anni orsono.
A voi giudicare, io la mia scelta l'ho già fatta.
In questo romanzo non ritroviamo il "solito" Vitali, a parte una timida imitazione nel colpo di scena finale delle ultimissime cinque pagine. E' un male ? Di per sè no, infatti molti rimproverano allo scrittore di ripetersi alquanto, non solo nell'ambientazione ma anche nello schema narrativo, e rinnovarsi un poco fa bene a tutti all'autore per primo. Il problema è che questa virata dal registro comico grottesco verso un tono raccolto e drammatico a mio modo di vedere non riesce per niente. Lo sviluppo della storia manca di tensione narrativa e i passaggi intimisti in più di un'occasione muovono allo sbadiglio. Giustamente Vitali mette da parte lo stile colorito (a volte piuttosto carnale) che lo contraddistingue perchè ovviamente è fuori posto, e lancia qua e là solo qualche rara battuta che smuove un sorriso. D'altra parte nemmeno quando il momento lo richiederebbe c'è un vero "accanimento" sulla posa drammatica, anzi i salti e le accelerazioni temporali finiscono persino con lo stemperare il Pathos di questo ordinario spaccato di vita familiare. In definitiva il racconto si presenta più volte annebbiato, perchè si capisce poco dove Vitali voglia andare a parare, e quindi si sposa bene col paesaggio nebbioso della Bassa Bresciana. Forse il bello del libro magari è questo, comunicarci che non si sa mai dove la Vita vada a parare. Durante una presentazione di questo libro, l'interlocutrice fece un accostamento tra alcuni aspetti di questa storia e la poetica del Verga. Non avevo ancora letto il libro e la cosa fece felice Vitali e preoccupò me. Ora che l'ho letto posso confermarvi che ho sempre detestato il Verga.
Mi aspettavo la storia della pazzia della bisnonna della scrittrice. In parte questo racconto c'e', ma in minima parte. Si tratta soprattutto di una ricostruzione in cui la fantasia rattoppa i pochi fatti reali rintracciati tramite la ricerca e gli stralci di racconto familiare. Si tratta soprattutto di un prestesto per parlare di maternita', di famiglie, dei loro traumi e della psicologia transgenerazionale. Ci sono alcuni spunti e alcune frasi interessanti, tra cui una che ho trovato molto toccante:: riferendosi all'assicurazione di contattarla qualora venga rinvenuto altro materiale sulla sua antenata, l'autrice ammette di essere consapevole che quella chiamata non giungera' mai, ma che la dottoressa che la sta rassicurando ha fatto "...il regalo piu' bello tra i regali che possiamo fare agli estranei: ha inventato una bugia per me". Questa frase, in un certo senso, condensa tutta l'essenza della scrittura, o almeno di certa scrittura, inventare storie per noi.
Ognuno è diverso, ma questo significa solo che è speciale a modo suo.
Molto bello e commovente, si merita una bella lettura.
2 gemelle opposte separate alla nascita, completamente diverse ma pur sempre sorelle...
Un grande classico, è molto meglio il libro del film perché con questo puoi dare sfogo alla tua immaginazione, cosa che il film non ti permette di fare.