Invisibili
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Libros Modernos

Criado Perez, Caroline <1984->

Invisibili

Resumen: Un'indagine senza precedenti che ci mostra come il vuoto di dati di genere abbia creato un pregiudizio pervasivo e latente che ha un riverbero profondo, a volte perfino fatale, sulla vita delle donne. Perché nei bagni delle donne c'è sempre la coda e in quelli dei maschi no? Perché i medici spesso non sono in grado di diagnosticare in tempo un infarto in una donna? Perché, negli incidenti stradali, le donne rischiano di piú degli uomini? Un libro rivoluzionario ed estremamente rivelatorio che vi farà vedere il mondo con altri occhi. «Un libro che tutti i maschi dovrebbero leggere». Financial Times In una società costruita a immagine e somiglianza degli uomini, metà della popolazione, quella femminile, viene sistematicamente ignorata. A testimoniarlo, la sconvolgente assenza di dati disponibili sui corpi, le abitudini e i bisogni femminili. Come nel caso degli smartphone, sviluppati in base alla misura delle mani degli uomini; o della temperatura media degli uffici, tarata sul metabolismo maschile; o della ricerca medica, che esclude le donne dai test «per amor di semplificazione». Partendo da questi casi sorprendenti ed esaminandone moltissimi altri, Caroline Criado Perez dà vita a un'indagine senza precedenti che ci mostra come il vuoto di dati di genere abbia creato un pregiudizio pervasivo e latente che ha un riverbero profondo, a volte perfino fatale, sulla vita delle donne.


Títulos y aportes: Invisibili : come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo : dati alla mano / Caroline Criado Perez ; traduzione di Carla Palmieri

Publicación: Einaudi, 2020

Descripción física: XII, 458 p. ; 22 cm

EAN: 9788806244132

Fecha:2020

Lengua: Italian (lengua del texto, banda sonora, etc.)

País: Italy

Nombres: (Autor) (Publicador)

Materias:

Clases: 305.4209 Gruppi sociali. Donne. Funzione e status sociale. Storia, geografia, persone [22]

Hay 50 ejemplares, de los que 6 en préstamo.

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Non si può assolutamente dire che “Invisibili” non sia un saggio ben argomentato: ogni capitolo è corredato da un numero di riferimenti spesso maggiore di cinquanta, a volte anche quasi a tre cifre. Le citazioni sono indicate con un numerino all'apice di una parola o frase e riportate a fine capitolo. Sarebbero state più utili delle note a piè di pagina, non solo autori, titoli ed eventuali link, ma mi rendo conto sarebbe state del tutto impraticabile.
La tesi che Caroline Criado Perez enuncia già nella prefazione, e tenta di dimostrare in ogni argomento che affronta, è la seguente: la mancanza di dati di genere è una delle forti concause per cui le donne sono ancora discriminate in moltissimi ambiti. Ho scritto "concause" perché il problema ha profonde ragioni soprattutto sociali; la disuguaglianza nasce sicuramente prima (sia dal punto di vista storico sia anche attualmente) ed è causa essa stessa del non considerare o a volte nemmeno raccogliere dati relative alle donne. "Spesso è solo la conseguenza di un modo di pensare che esiste da millenni e che, in un certo senso, è un modo di non pensare." (Prefazione, pag. VIII).
Criado Perez è molto attenta alla terminologia che usa: distingue "dati" da "informazioni" (che provengono da molte fonti), e "genere" da "sesso" (per le differenze a livello biologico). Affronta argomenti a 360°: dal corpo delle donne al carico di lavoro non retribuito, dalla violenza maschile alle teorie sull'evoluzione, dalle disparità in Università e nella Ricerca a quelle nelle organizzazioni aziendali, dalla politica all'economia passando per gli ambienti di lavoro. Il suo stile di scrittura è fluido e scorrevole, nonostante i tanti collegamenti esterni; risulta ridondante e pesante perché in ogni settore affrontato rimarca e ripete la sua tesi, arricchendola delle nuove prove appena portate al nostro giudizio. E' una tecnica che si può ritrovare in molti altri saggi, per aiutare il lettore a ricordare il punto focale dell'opera e a convincerlo maggiormente. In questo libro funziona bene, anche se ammetto di avere sbuffato qualche volta perché dopo un po' sapevo dove sarebbe andata a parere. La curiosità però, per i nuovi dati e per le statistiche, magari riguardanti fatti a me ignoti, spingeva a proseguire. Meritocrazia, pregiudizio di genialità, aneddoti e caratteristiche antropologiche: vi sono descritti concetti che andrebbero spiegati, insegnati o evitati fin dai primi anni di età.

Quali difetti ha quindi questo libro, secondo la mia modesta opinione, per non meritare un pieno punteggio, ma anzi, due stelle?
1) Interessanti sì le statistiche, ma dopo dieci pagine le percentuali nelle frasi sono già troppe; dei grafici avrebbero aiutato a visualizzare meglio e interiorizzare i dati e, al giorno d'oggi, rendere il testo interattivo (magari con dei codici QR verso un'infografica online) avrebbe dato un valore aggiunto al libro.
2) Criado Perez non è del tutto imparziale: afferma di basarsi su dati, ed è vero, ma si può cogliere tra le righe una seppur lieve forma di supponenza che tende a preferire il genere femminile rispetto ad altri. Per esempio, decidendo di riportare le parole di una studentessa di informatica che giudica eccessivo l'accanimento di suoi colleghi maschi che cadono nello stereotipo del nerd programmatore, anzi li reputa forse immaturi (pag. 149), oppure dicendo che le donne siano più adatte degli uomini a rivestire ruoli di leadership e che “tendano per natura all’innovazione” (pag. 246).
I pregiudizi vi sono da entrambi i generi, purtroppo, ed estirparli è dura.
3) Il difetto più grande: compie lo stesso errore che critica nella sua tesi. Mancano infatti dati di genere, volutamente non approfonditi o riportati per via di una posizione personale.
Se avesse parlato di "mancanza di dati sul sesso femminile", si sarebbe forse salvata. Ma ha voluto specificare "genere", e allora perché non parlare di mancanza di dati sui transgender e, più in generale, di tutte le persone che non si identificano con il genere binario? Leggendo le protagoniste di cui parla, negli episodi che cita, cosa vediamo nella nostra mente? Ci immaginiamo, nella maggior parte dei casi, una donna bianca, sui trenta o quarant'anni, di una classe media o povera, quasi sicuramente madre e molto probabilmente vittima di qualcosa. Si consideri per esempio il problema delle toilette pubbliche: come si estende, quando si considerano anche gli altri generi?
Informandosi, si scopre che l'autrice è una TERF (Trans-exclusionary radical feminism: "sottogruppo del femminismo radicale caratterizzato da transfobia, soprattutto transmisoginia, e ostilità verso la terza ondata di femminismo. Credono che le uniche vere donne siano quelle nate con una vagina e cromosomi XX. Desiderano completamente forzare il classico binario di genere, supportando l'essenzialismo di genere." - https://www.wikisessualita.org/wiki/Trans-exclusionary_radical_feminism).
Se il libro aspira a essere obiettivo, qui fallisce clamorosamente. Non lo è perché non ritenere donne una parte della popolazione porta l’autrice a non includerla, e volontariamente.
Vi è perciò un netto bias che, non appena intravisto, è difficile ignorare. Sinceramente, reputo da ipocriti fare un libro su come le donne siano state escluse nei secoli, e poi escluderne altre a propria volta, scrivendo alla fine "man mano che conquistiamo nuove posizioni di prestigio o potere, diventa sempre più chiaro che, a differenza degli uomini, noi non tendiamo a dimenticarci l'esistenza delle donne" (pag. 446).

Nell'ultimo capitolo Caroline Criado Perez scrive che "Colmare il vuoto di dati di genere non basterà a risolvere come d'incanto tutti i problemi delle donne" e "Se almeno si riuscisse a capire che 'senza distinzioni di genere' non significa automaticamente 'paritario' sarebbe già un buon inizio" (pag. 436).
Quello delle discriminazioni di genere è un problema globale, collettivo: solo se ognuno inizia a fare la sua parte, possiamo sperare di superarlo un giorno. L'autrice potrebbe rimediare a qualcuna delle mancanze evidenziate sopra scrivendo “Invisibili - II Parte”, dedicandolo alle persone trans, gender fluid, non binarie, a tutti gli altri generi di cui ha evitato apposta di parlare in questo volume. E' lei stessa, in fondo, a concludere nella postfazione che "quando si esclude il cinquanta per cento dell'umanità dalla produzione di conoscenza, ciò che si perde sono idee che potrebbero cambiare il mondo" (pag. 442), che "per non raccogliere dati sulle donne ci sono un mucchio di scuse" (pag. 444) ma che "dobbiamo colmare il divario di rappresentanza" (pag.450).
Purtroppo, dubito altamente che ci offrirà un tale seguito. Ed è un peccato, perché sono sicura che sarebbe stato più che ben documentato.

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