Giocatori da tavolo
Dato che alcune biblioteche hanno in assortimento qualche gioco da tavolo, magari tra noi utenti c'è qualche appassionato a cui va ogni tanto di incontrarsi a giocare a Brescia città?
Prima del covid frequentavo un piccolo ritrovo, che, però, si è disperso e con le due associazioni ludiche locali purtroppo non si è sviluppato un buon feeling. Anche perché vorrei un'esperienza più intima, meno orientata alla competitività e all'ostentazione: non che non mi piacciano i giochi german spaccacervelli, ma inizio a essere più propensa a preferire qualche ora di evasione spensierata anche giocando a Carcassonne.
Quindi, se anche tu come me sei di Brescia e non hai un gruppo di riferimento in questo momento, oppure ce l'hai e ti avanza uno spazietto per qualcun altro, ti lascio la mia mail: lanoiosette@gmail.com
Latest reviews
Code, pinne e branchie - Barbara Cuoghi, Emiliano Vizzi, Lorenza Natarella
Questo libro di appena una trentina di pagine è di una incredibile bellezza, sia per le illustrazioni, sia per i contenuti. Pensato per un lettore molto giovane, sarà apprezzato anche dagli adulti per chiarezza nell'esposizione e uno sguardo complessivo ed esaustivo sulla fauna ittica (non mi vergogno di dire che, pur non avendo mai provato interesse per l'argomento, ho provato molto piacere nell'apprendere nuove nozioni e lasciarne di vecchie errate).
In realtà tutta la collana, con titoli più riusciti e titoli meno, è davvero un gioiellino dell'editore.
Dēmokratía - Motorō Mase
Mai è uno degli androidi più inusuali di cui abbia mai letto e ciò perché le sue vicende non sono generate dall’ennesima Intelligenza Artificiale che ha preso coscienza di sé; anzi, Mai nelle sue peculiarità è nata per essere la summa dell’umanità.
Opera del lavoro segreto di due studenti universitari, possiede un corpo esteriormente indistinguibile da quello di una giovane ragazza e una coscienza che coinvolge le scelte di alcuni anonimi utenti virtuali che ne indirizzano le azioni attraverso votazioni a maggioranza. Esatto: 3000 persone di differente estrazione sociale e background, protette dall’anonimato di un nickname, usano un software sul proprio computer per seguire le vicende dell’androide e per poi proporre e votare le azioni che esso compierà; il software “Demokratìa”, misteriosamente installatosi tramite un virus, seleziona tra le proposte degli utenti, non solo le più comuni, ma anche un pool di quelle minoritarie, dando a Mai la possibilità di comportarsi anche eccentricamente dalla consuetudine.
Di queste tremila persone noi seguiamo i dibattiti in una chat comune dove in forma verbale si confrontano personalità differenti, con alle spalle esperienze differenti, intenzionate a proporre e assumere su di sé la responsabilità di una vita “umana” che dovrebbe assurgere alla perfezione, quasi alla divinità, perché maturata attraverso la discussione razionale e la scelta democratica di un’agorà di nickname.
Sin da subito la mente collettiva Mai viene messa alla prova con situazioni limite – un emarginato che minaccia azioni terroristiche, un anziano alle prese con la morte per malattia, ecc. ecc. – che servono a ricordare a tutti che il ricorso alla razionalità e all’atarassia a cui punta l’uomo deve scontrarsi con l’irrazionalità e la fragilità che sono sempre dell’uomo stesso.
Ma la singolarità di questo manga non è solo nella trama fantascientifica, ma nell’abilità dell’autore di aver dato un volto empatico a quella massa di tremila utenti che pur agiscono senza volto. Di alcuni di essi, i più rappresentativi, noi apprendiamo le vite reali con le difficoltà quotidiane con cui devono scontrarsi, e lo sforzo di riflettere parte del loro vissuto, non solo nelle discussioni comuni, ma anche nelle votazioni che determineranno le azioni dell’androide.
Mai l’androide, Mai la bambola, Mai l’avatar è influenzata da loro e influenza loro stessi perché veicolo di una riflessione intensa sul ruolo del libero arbitrio e di come esercitarlo in una società che sembra orientata a reprimerlo e, quindi, impedirci di esprimere a pieno il nostro potenziale.
Molto ben disegnato, Demokratìa è un manga dalla trama inusuale, forte di dialoghi significativi.
Alcuni ne lamentano la poca originalità nel tratteggiare alcuni personaggi e trovate poco realistiche nella gestione dell’androide, ma alle critiche si risponde che personaggi poco caratterizzati assolvono meglio la loro funzione archetipale all’interno di questa enorme metafora che è la storia, mentre per il poco realismo mi vien solo da dire è la fantascienza, baby.
Palepoli - Usamaru Furuya
Assurdo, grottesco, a tratti disturbante.
Non troverete nulla di simile tra i manga.
100 cose che abbiamo perso per colpa di internet - Pamela Paul
Un lungo elenco di pratiche, abitudini e ruoli che l'autrice afferma si siano persi con l'avvento di internet.
L'intento è strappare una risata, non proporre una riflessione in merito, ma un intero libro è troppo lungo per sostenere la stessa tesi con dell'umorismo neanche troppo brillante.
Re: La meridiana - Shirley Jackson
All’interno delle mura di villa Halloran l’improvvisa morte dell’unigenito ha appena consegnato il potere familiare nella mani di Mrs. Halloran, la madre del defunto, la quale si appresta a esercitarlo progettando di liberarsi di tutti i vincoli creati all’interno della casa per poter vivere in una quieta solitudine. Interviene, però, un evento sovrannaturale a chiamare all’azione Mrs. Halloran, rivelandole un’aspirazione superiore: quella della creatice di mondi.
Sua cognata, la vecchia zitella Zia Fanny, ha appena ricevuto comunicazione dallo spirito del defunto padre che il mondo sta per cessare e solo chi si barricherà dentro Villa Halloran, l’eccentrica casa da lui stesso costruita in vita, verrà salvato grazie alla sua intercessione. Non è un caso che a frapporsi tra l’incolumità della villa e la fine del mondo sia proprio l’originario Mr. Hallorn, un uomo che ha calpestato chiunque pur di plasmare la sua idea di mondo in una bizzarria architettonica che avrebbe dovuto elevare e separare il suo retaggio da quello di chiunque altro. L’odierna Mrs Halloran, per quanto non biologicamente parente, ne è l’erede naturale: anch’essa non si fa scrupoli nel piegare al suo volere, eliminandone in primis la dignità, gli abitanti della casa (familiari e “cortigiani”) nell’intenzione di farne materiale facile a plasmarsi a sua discrezione in previsione della venuta di un nuovo mondo a seguito della fine dell’attuale.
La conclusione escatologica del genere umano rende villa Halloran una casa di bambole con cui Mrs Halloran è l’unica bambina capricciosa deputata a giocare. Altri personaggi vorrebbero privarla di tale controllo sulle loro vite (e alcuni di essi, di fatti, imitano la protagonista possedendo una loro personale casa di bambole), ma non hanno la forza e, forse, il desiderio di esercitare tale potere, in quanto ne temono la solitudine che comporterebbe. Infatti nessuno di essi compie mai gesti di ribellioni concreti per opporsi alla tirannnia di Mr. Halloran.
A tutto ciò il lettore assiste mentre ci si avvicina sempre più alla fine del mondo, incerto se sia un destino comune o solo una follia collettiva della casa, evocata per poter giustificare agli occhi degli abitanti la loro stessa passività e solitudine. In perenne attesa, sembra che non ci sia modo per loro di sbloccare la situazione: l’unica a offrire soluzioni concrete opposte a quelle indicate dalla tiranna è la sua diretta erede, sua nipote: la piccola Fancy (bambina-adulto fra adulti-bambini) è, infatti, l’unica a parlare chiaramente dei temi che turbano gli abitanti della villa (morte, potere e identità), ma proprio le sue espressioni dirette derubricheranno la verità a sciocchezze di bambina.
Intanto nei salotti e nelle stanze i dialoghi tra i protagonisti restituiscono una commedia di corte dove espressioni surreali e umoristiche sono affermate con una serietà tale che rende ogni dichiarazione alienante, ma, al tempo stesso, anche il testo piacevole e scorrevole alla lettura.
Qui: https://nonmortientusiastidellavita.wordpress.com/2023/01/09/la-meridiana-di-s-jackson/
Otto milioni di dei - David B. Gil
Ora, non dico che sia un brutto romanzo, ma piazzare in descrizione, quarta di copertina e fascetta la definizione "Un romanzo paragonato a Il nome della Rosa" è una truffa bella e buona. A stento si potrebbe dire "Un romanzo che ricorda un po' Shogun di Clavell, ma con più gesuiti."
Ed è a mala pena un giallo.
I miei stupidi intenti - Bernardo Zannoni
Il libro ripercorre la vita di una piccola faina Archy, rimasta zoppa da cucciolo e venduta dalla propria anaffettiva madre a un usuraio, la volpe Solomon. Per quanto appaia il più civilizzato tra i molti animali, la vecchia volpe è al contempo il più pericoloso degli abitanti della foresta: froda, inganna, commissiona omicidi e pestaggi e tutto ciò commette nella convinzione che siano i passi necessari per avvicinarsi a Dio (di cui ha scoperto l'esistenza tramite l'apprendimento della lettura); e tanto più si avvicinerà a Dio, quanto più riuscirà a ritornare alla sua originale natura umana (egli crede, infatti, di esser stato uomo, figlio di Dio come tutti gli altri uomini e come non sono gli animali) e conduce servendosi di crudeltà sia fisiche, sia psicologiche anche Archy sul medesimo cammino, facendone il suo apprendista.
Il microcosmo creato dall'autore descrive degli animali certamente dagli aspetti antropomorfizzati, ma al contempo senza che essi siano una caricatura alla Beatrix Potter (ne tanto meno alla Pixar, come dice stupidamente la quarta di copertina), giacché la ferinità rimane la coordinata di riferimento nella società animale entro cui si muovono le vicende di tutti i protagonisti. Questo ha prevalentemente l'effetto di scuotere il lettore che rimane confuso a d assistere contemporaneamente a comportamenti umani e a istintività animale, la quale può apparire anche molto crudele; grazie a questa operazione straniante è possibile per il lettore operare quel distacco tale da comprendere un messaggio altro che supera la mera narrazione dei fatti.
Personalmente ho visto in Solomon e Archy una tensione alla comprensione del mondo che segue due strade totalmente diverse, seppur per entrambe valga la necessità di barattare l'istinto con i dubbi: se, infatti, la volpe abbraccia Dio giacché gli appare l'unico modo di avvicinarsi alla sua personale natura primogenia d'uomo, la faina arriva a odiare Dio, rappresentante di quanto di crudele accade a ogni animale nei quali continua a riconoscersi. In più Archy si sente dannato dal male tutto umano della scoperta della sicurezza della propria morte (a differenza degli altri animali che ignorano di dover morire) e della futilità dell'amore e dei propri istinti. L'unica cosa che sembra poter salvare questo animale che oramai si è troppo allontanato dalla sua natura è la scrittura: Archy ha il dono della parola, ma la sua parola - a detta dello stesso Solomon - è scritta "con Amore" (cioè, senza dogmatismo e con pietà anche per ciò che è "animalesco"): potrà bastare per salvare la faina dalla sua scoperta umanità?
Il mondo dopo la fine del mondo - Nick Harkaway
Un altro romanzo post-apocalittico, direte voi. Se non fosse che il fallout a seguito della pioggia di Bombe Svuotanti ha iniziato a rilasciare un residuo altamente psicoattivo: la Robaccia, nucleo della nuova arma letale che avrebbe dovuto cancellare fette di mondo senza ricaduta radioattive, reagisce in maniera inaspettata a ciò che capta dalle menti dei sopravvissuti, ricreando una realtà caotica e grottesca che è una miscela delle migliori paure e peggiori aspirazioni umane. Ad arginare l’incarnazione del caos delle proprie menti c’è la Pipeline, cioè una gigantesca condotta che riversa sull'unica fascia di terra abitabile la FOX, la sola sostanza capace rendere inerte la Robaccia e lasciare la realtà reale e i pensieri degli uomini ben chiusi nella loro testa. Peccato che a controllarla sia un'ambigua corporazione e che ultimamente interi villaggi continuino a sparire…
Sullo sfondo le vite assurde di personaggi singolari, quali gli ex-mercenari di Gonzo Lubitsch, i perduti adepti del Dragone Senzavoce, i ninja della Mano Meccanica, i terribili mimi itineranti di Ike Thermite e i “nuovi”, le creature nate dalla Robaccia. Tutto arricchito da una prosa dinamica, riflessioni ironiche e dialoghi brillanti.
Come addomesticare una volpe - Lee Alan Dugatkin, Ljudmila Trut
Racconta la nascita e lo sviluppo di un esperimento di domesticazione delle volpi iniziato in Siberia nel dopoguerra e tutt'ora in corso, molto importante sia per le aspettative negli studi di genetica sia in quelli di etologia.
Cio che rende accattivante la narrazione, però, è il mix di diverse prospettive: la vicenda è un'occasione per descrivere la situazione storica della comunità scientifica russa, le interessanti biografie dei protagonisti e un approfondimento scientifico su studi ancora molto attuali.
Si conclude questo libro, non solo avendo appreso qualcosa di più sulla selezione artificiale, ma anche apprezzando la vocazione di uomini e donne coraggiosi, capaci di tenere alta la fiamma della conoscenza a discapito dei rischi (molto reali negli anni della guerra fredda).
Consigliato.
Goethe muore - Thomas Bernhard
Il racconto che da titolo a questa raccolta è il più noto, dato che parte da una premessa cronologicamente paradossale, cioè la contemporaneità tra Goethe e Wittgenstein (evidentemente l'identità filosofica travalica lo spazio e il tempo). Ma i miei preferiti sono i mediani, cioè "Montaigne" e "Incontro", giacché entrambi dipingono una smitizzazione dell'infanzia e delle relazioni parentali (sono descritti in entrambi genitori infelici che accusano i figli di tale infelicità). Forse non era nelle intenzioni dell'autore, ma rivelare come la genitorialità (chiusa nei confini delle norme che la società impone come morali e dovute) sia un'esperienza d'isteria lo trovo un discorso orribilmente attuale.
Nascita e morte della massaia - Paola Masino
La prima decisione contro cui ci fa sbattere l’autrice Paola Masino è quella di non attribuire alcun nome alla protagonista: lei è e rimane la Massaia in quanto la società desidera integrarla solo nella sua funzione principale e non in forza della propria individualità. Inoltre “Massaia” è un termine che suggerisce alla lettrice che quanto si va leggendo le può facilmente risultare noto, in quanto si tratta di un’esperienza femminile globale; quest’ultima, però, si riferisce solo superficialmente all’introduzione della protagonista a una vita domestica post-matrimoniale, bensì tratta la trasformazione psico-fisica a cui una donna è indotta dalla società e dalla famiglia.
La protagonista ci è inizialmente presentata nel suo bozzolo primogenio, auto reclusa in un baule colmo di stracci, di libri, di croste di pane ammuffite: tutte cose di cui si nutre la sua mente e il suo corpo, al punto da dargli una forma bruna, oscura, cosciente della reale entità del Dolore, quale Male esistenziale, ma non da esso spaventata. Non è felice, ma non è triste: è totalmente cosciente e da ciò trae appagamento.
Spinta, però, dalla famiglia essa volontariamente accetta un mutamento: scrosta di dosso i suoi strati e assume una forma esteriore diafana; quella interiore, invece, la cela. Ciò avviene attraverso una serie di bagni che tutto hanno delle abluzioni rituali, seguito da un ballo delle debuttanti che è la morte dell’infanzia.
Poi subentra l’età matrimoniale, entro cui vi è una numerosa sequenza di scene – alcune prendono anche il formato di generi letterari differenti (teatro, diario, ecc.) -, tutte inerenti eventi prosaici e comuni, ma tutte distorte da una lente onirica: quanto più ella si addentra al ruolo impostole dalla società, tanto più lo scollamento con la realtà – realtà intesa come il suo Io Reale – aumenta. Ella comprendere, non le finzioni, bensì le assurdità della morale e le aspettative dei personaggi integrati che le si muovono attorno.
La recensione è uscita un po' lunga: continua qui: https://wordpress.com/view/nonmortientusiastidellavita.wordpress.com
A che ora si mangia? - Alessandro Barbero
Breve, interessante, ma un paio di traduzioni in più non avrebbero fatto male (essendo sopratutto un testo rivolto a noi comuni mortali).
Il problema dei tre corpi - Cixin Liu
Questo romanzo di fantascienza è un'opera complessa che mesce il ritmo del thriller alle premesse sconvolgenti della fantascienza. E queste ultime sono una fantastica sfida all'Umanità: come potrà questa fare il prossimo balzo evolutivo? Gli alieni sono convinti che accadrà grazie alla crescita della nostra conoscenza scientifica, mentre gli umani vedono solo nel confronto (anche letale) con l'Altro, con l'Alieno i passi i necessari a superare la propria parte più brutale. Tra questi due poli, numerosi fazioni iniziano a preparasi a un evento rivoluzionario.
Non consigliato: di più.
La collina dei ricordi - Richard Adams; traduzione di Alessandra De Vizzi
Senza l'epos del viaggio, del movimento (comune in tutti e tre i suoi romanzi "bestiali"), rimangono solo questioni poco coinvolgenti. Curioso per gli appassionati del romanzo, ma niente affatto fondamentale.
Il piccolo libro dei colori - Michel Pastoureau, Dominique Simonnet
Un dialogo tra lo storico e un giornalista sui colori: i temi contenuti sono interessanti, alleggeriti dalla forma dialogica (un linguaggio piano, le fonti trattate quasi in modo aneddotico, ecc.).
Un breve libretto di piacevolissima lettura.