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Moby Prince : la notte dei fuochi / Vivaldo ; a cura di Fabrizio Colarieti
BeccoGiallo, 2010
Abstract:
Il falò delle verità : il processo per l'incendio del Teatro Petruzzelli / Luigi Quaranta
Marsilio, 2000
Abstract: Il Teatro Petruzzelli di Bari fu distrutto da un violentissimo incendio la notte del 27 ottobre 1991. Dopo nove anni, bloccata da passaggi di competenze, gelosie politiche e soprattutto, dai contrasti all'interno della famiglia proprietaria dell'immobile, la ricostruzione è ancora lontana.
Taschen, 2016
Abstract: Nel gennaio e febbraio 1991, man mano che la coalizione guidata dagli Stati Uniti respingeva l'esercito iracheno dal Kuwait, le truppe di Saddam Hussein risposero scatenando l'inferno. Circa 700 pozzi petroliferi e un numero imprecisato di depressioni sommerse di petrolio furono dati alle fiamme, scatenando enormi incendi divampanti; la regione fu coperta da grandi nubi nere e l'aria si riempì di migliaia di tonnellate di protossido di azoto e anidride carbonica. Mentre i disperati tentativi di contenere e spegnere le fiamme erano ancora in corso, Sebastião Salgado si recò in Kuwait per assistere di persona alla situazione di crisi. Le condizioni erano insopportabili. Il calore era tale che il suo obiettivo più piccolo si deformò. Un giornalista e un fotografo rimasero uccisi quando una chiazza di petrolio prese fuoco mentre la stavano attraversando. Rimanendo sempre vicino ai pompieri, e con la sua caratteristica sensibilità per le sorti umane e ambientali, Salgado immortalò le terrificanti proporzioni di quel "gigantesco teatro grande quanto il pianeta": il paesaggio devastato; le temperature estreme, l'aria soffocante per via della sabbia bruciata e della fuliggine; i resti ricoperti di bolle dei cammelli; le bombe a grappolo ancora sparse sul terreno; e infine le fiamme e il fumo che si innalzavano verso il cielo, impedendo alla luce del sole di filtrare e sovrastando i pompieri ricoperti di petrolio.
9: Moby Prince : il porto delle nebbie
Copyr. 2007
Teil von: La storia siamo noi
Abstract: Il 10 aprile 1991 la nave Moby Prince si scontra con la petroliera AGIP Abruzzo nel porto di Livorno. Fiamme altissime divampano su entrambe le navi. Del Moby Prince non sembra esservi traccia; verra' individuato quando ormai per i passeggeri e per gli uomini dell'equipaggio non c'e' piu' niente da fare. Le indagini e i processi hanno attribuito la colpa della sciagura ad una tragica fatalita', ma troppi aspetti sono rimasti oscuri, troppe domande senzarisposta. Dopo aver riesaminato le prove e aver scoperto nuovi elementi, oggila magistratura di Livorno ha avviato ulteriori indagini.
Moby Prince : la notte dei fuochi / Andrea Vivaldo ; a cura di Fabrizio Colarieti
BeccoGiallo, 2021
Abstract: Livorno, 10 aprile 1991. A poche miglia dal porto, la nave traghetto Moby Prince, diretta in Sardegna, si scontra con la petroliera Agip Abruzzo e prende fuoco. Nel rogo muoiono 140 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Nonostante la vicinanza alle banchine del porto, nessun mezzo di soccorso tenta l’abbordaggio, mentre nell’immediata inchiesta la Capitaneria indica tra le cause dell’incidente la presenza di una fitta nebbia, smentita però da numerosi testimoni. Diversi processi, due Commissioni parlamentari d’inchiesta, la presenza di navi non segnalate, manomissioni delle prove, reticenze e depistaggi, compongono lo scenario della più grave tragedia della marineria italiana.
Una strana nebbia : le domande ancora aperte sul caso "Moby Prince" / Federico Zatti
Mondadori, 2021
Abstract: Sono passati trent'anni da quella che ancora oggi rimane la più grande tragedia della nostra marina civile. La sera del 10 aprile 1991 il traghetto di linea "Moby Prince", in partenza dal porto di Livorno e diretto a Olbia, entrò in rotta di collisione con la petroliera "Agip Abruzzo", all'ancora in rada, sfondandone la fiancata di dritta e provocando un incendio in cui persero la vita centoquaranta persone. La causa dell'incidente venne attribuita fin da subito a un errore del comandante della "Moby Prince", morto nel disastro, e a una fitta nebbia improvvisa. Ma sulla plancia del traghetto quella sera c'era Ugo Chessa, uno dei migliori comandanti in circolazione, e la visibilità era buona. I soccorsi furono tardivi, ma quando i pompieri riuscirono finalmente a domare le fiamme e a salire sulla "Moby Prince" trovarono quasi tutti i corpi dei passeggeri riuniti al centro della nave: molti avevano le valigie con loro e indossavano il giubbotto di salvataggio, pronti ad affrontare l'emergenza. Ma com'è possibile? Non doveva trattarsi di un incidente che aveva colto tutti di sorpresa? Evidentemente no. Nel 2006 la procura di Livorno decise di riaprire le indagini in seguito alle richieste del legale dei figli del comandante Chessa, senza raggiungere però dei risultati concreti. Grazie alla caparbietà dei familiari delle vittime e alla sensibilità di alcune figure istituzionali, il 22 luglio 2015 nacque la commissione parlamentare d'inchiesta sulla "Moby Prince", la cui relazione finale ha smontato molte delle verità sedimentate in anni di processi e posto nuovi e inquietanti interrogativi. Partendo da qui, Federico Zatti ricostruisce con dovizia di particolari quanto accaduto quella notte, ribaltando il punto di vista: è l'"Agip Abruzzo" la reale protagonista. «Sembra incredibile pensare al dirottamento di un traghetto per colpire una petroliera, ma non meno di imbottire un'autostrada con 500 chili di tritolo per uccidere un magistrato» scrive l'autore. I due attentati hanno infatti un obiettivo comune: colpire lo Stato con una violenza senza precedenti. Non a caso l'incidente della "Moby Prince" avvenne in un momento in cui il petrolio era diventato una terra di conquista per la mafia. Così, insieme alla disamina dei fatti e alle interviste ai protagonisti di quei tragici eventi, l'autore cerca di far luce sui molti interrogativi rimasti aperti, per diradare la nebbia che ancora avvolge il caso.
Taschen, 2016
Abstract: Nel gennaio e febbraio 1991, man mano che la coalizione guidata dagli Stati Uniti respingeva l'esercito iracheno dal Kuwait, le truppe di Saddam Hussein risposero scatenando l'inferno. Circa 700 pozzi petroliferi e un numero imprecisato di depressioni sommerse di petrolio furono dati alle fiamme, scatenando enormi incendi divampanti; la regione fu coperta da grandi nubi nere e l'aria si riempì di migliaia di tonnellate di protossido di azoto e anidride carbonica. Mentre i disperati tentativi di contenere e spegnere le fiamme erano ancora in corso, Sebastião Salgado si recò in Kuwait per assistere di persona alla situazione di crisi. Le condizioni erano insopportabili. Il calore era tale che il suo obiettivo più piccolo si deformò. Un giornalista e un fotografo rimasero uccisi quando una chiazza di petrolio prese fuoco mentre la stavano attraversando. Rimanendo sempre vicino ai pompieri, e con la sua caratteristica sensibilità per le sorti umane e ambientali, Salgado immortalò le terrificanti proporzioni di quel "gigantesco teatro grande quanto il pianeta": il paesaggio devastato; le temperature estreme, l'aria soffocante per via della sabbia bruciata e della fuliggine; i resti ricoperti di bolle dei cammelli; le bombe a grappolo ancora sparse sul terreno; e infine le fiamme e il fumo che si innalzavano verso il cielo, impedendo alla luce del sole di filtrare e sovrastando i pompieri ricoperti di petrolio.
Moby Prince : un caso ancora aperto / Enrico Fedrighini ; presentazione di Giovanni Minoli
Milano : Paoline, 2005
Abstract: La sera del 10 aprile 1991 lo scalo civile di Livorno sembra un porto militare statunitense, con molte navi militarizzate di ritorno dalla prima guerra del Golfo. Quella stessa sera, il traghetto Moby Prince salpa da Livorno diretto a Olbia. Dopo pochi minuti di navigazione entra in collisione con una petroliera ancorata in rada che trasporta greggio altamente infiammabile. È una strage, la più grande tragedia della marineria civile italiana: 140 persone muoiono tra le fiamme a bordo della nave passeggeri. Queste pagine tentano di ricostruire in modo preciso e minuzioso le indagini, facendone emergere i lati meno chiari con l'obiettivo di cercare la verità.