Classe 1991. Cresciuta in Franciacorta, vive a Brescia, sua città natale. Ha studiato letteratura inglese e tedesca, laureandosi con una tesi sui rapporti fra la cultura tedesca e il nazionalsocialismo. Legge e scrive per vivere. È autrice della silloge di racconti “La memoria della cenere” (Morellini, 2016) e dei romanzi “Figli della Lupa” (Edikit, 2018), “Vento porpora” (Edikit, 2020) e "La fedeltà dell'edera" (Edikit, 2022). Anima rock alla perenne ricerca di storie della resistenza bresciana, si trova maggiormente a suo agio tra le parole dei libri e sui sentieri di montagna.
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Fascisti 70 - Paola Castriota
Silvio Ferrari, giovane bresciano irrequieto che crede nella necessità del conflitto violento. Ermanno Buzzi, istrionico capeggiatore della malavita bresciana, condannato nella prima istruttoria per la strage di piazza Loggia. Giancarlo Esposti, guerriero nero degli ambienti milanesi in simbiosi con il fratello d’elezione Gianni Nardi, che come lui sogna il golpe e il regime militare in Italia. Pierluigi Pagliai, viso d’angelo e anima d’acciaio, delfino del pluriricercato terrorista Stefano Delle Chiaie nella Bolivia del dittatore Garcia Meza Tejada.
Cinque figure, di cui due bresciane per origine e per campo d’azione, accomunate da una morte violenta, ma soprattutto legate tra loro da un filo nerissimo, di piombo e di sangue, che ha la sua radice nel composito e raggelante panorama dell’estremismo e del terrorismo neofascista degli anni settanta. Cinque esistenze al limite che la giornalista bresciana classe ’81 Paola Castriota ricostruisce nel libro “Fascisti 70. Storie di vite estreme”, edito da LiberEdizioni nel 2022 con prefazione di Carlo Simoni.
Un vero e proprio tuffo a capofitto nell’Italia degli anni di piombo e della strategia della tensione, uno sconvolgente viaggio negli ambienti dell’estremismo neofascista tra Brescia, Milano, altre città del centro-nord Italia e l’estero. Unendo scrittura giornalistica e prosa narrativa, il volume offre molteplici spunti di riflessione e ci ricorda che conoscere non è giustificare né mitizzare, ma ricercare la verità in tutte le sue sfaccettature, pure in quelle più sgradevoli e respingenti.
Laureata in giurisprudenza, Paola Castriota ha firmato la regia di “Nero piombo, storia di una strage politica”, un documentario sulla strage di piazza Loggia e sul relativo processo durato oltre quarant’anni. Proprio dall’hard disk frutto del processo, contenente circa un milione di documenti di varia natura e quindi tutto quanto possibile in tema di eversione nera negli anni tra il ’69 e il ’74, ha attinto innumerevoli informazioni per realizzare al meglio un libro di profondo interesse.
La recensione completa la trovate qui: https://www.bresciasilegge.it/fascisti-70-paola-castriota-recensione/
Ma questa è un'altra storia - Eros Fiammetti
Eros Fiammetti è sicuramente un uomo d’altri tempi, uno di quelli che oggi vedresti passeggiare per le vie del centro città in maniera elegante, precisa, gentile. I segni del tempo che passa gli fanno compagnia, gli ricordano momenti lontani, ed i suoi occhi curiosi e sempre in movimento ricercano, tra le vie cittadine, sprazzi di una gioventù mai davvero abbandonata.
In poco meno di 200 pagine, Eros Fiammetti ci racconta la sua vita, le sue passioni, la sua fanciullezza, i suoi amori e le sue disfatte. Lo fa in maniera talmente coinvolgente che sembra di essere a tavola con un amico che conosciamo da tempo, il quale ci sta narrando l’ennesimo aneddoto della sua strabiliante vita vissuta. Edito da Grafo, “Ma questa è un’altra storia” è l’autobiografia di questo fenomenale fotografo bresciano, uno spaccato non solo sulla sua vita d’artista, ma anche, e forse soprattutto, sulla vita di un bresciano orgoglioso di esserlo.
Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/ma-questa-e-un-altra-storia-eros-fiammetti/
Lea e il pittore - Eleonora Laffranchi
Una bambina curiosa che ama dipingere ma che si sente spesso sola e un uomo anziano ed emarginato che realizza splendidi quadri nella sua casetta al limitare del bosco. Il caso, o la trama sottesa delle cose, li farà incontrare e fra i due nascerà un’amicizia speciale, destinata a sfidare pregiudizi, diffidenza e superficialità.
È la tenera storia raccontata in “Lea e il pittore”, romanzo per l’infanzia dell’autrice edolese Eleonora Laffranchini, illustrato da Chiara Vincenzi e pubblicato dall’editore bresciano Mannarino. Un racconto che parla di legami affettivi, di pittura e di colori, di solitudine e di empatia, del tempo che fugge, di atti di gentilezza e dello splendore di tutte quante le cose che contano e che restano.
La storia è pensata per bambini a partire dai sette anni, ma grazie ai suoi contenuti è perfettamente in grado di affascinare sia i piccoli che gli adulti. Le parole dell’autrice, lievi e appropriate, conducono per mano nel mondo variopinto di una bambina dal cuore grande, suscitando emozioni e riflessioni. Le illustrazioni di Chiara Vincenzi, calde e soffuse, sono pura magia. L’intera edizione è splendidamente curata in termini di impaginazione e di qualità della carta, per un libro che si presenta come una gemma di narrativa tutta da scoprire.
La recensione completa la trovate qui: https://www.bresciasilegge.it/lea-e-il-pittore/
Il battaglione di polizia partigiana - Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli, Flavio Dalla Libera
Il 27 aprile 1945 esce il primo numero del quotidiano «Il Giornale di Brescia», organo di stampa del Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.). Finalmente, anche per Brescia, così come per le altre città del nord d’Italia, il regime fascista e l’occupazione nazista fanno ormai parte del passato. Tuttavia, l’immediato dopoguerra non è caratterizzato da sola luce, ma pure da gravi incognite e da pressanti problematiche a cui le istituzioni democratiche, ancora in fase di consolidamento, si ritrovano a dover far fronte.
In un contesto storico tanto cruciale e delicato, svolge un ruolo valido ed essenziale la Polizia Partigiana, così chiamata perché formata da ex combattenti della resistenza. A essa sono affidati alcuni fra i compiti più impellenti: l’ordine pubblico, la tutela della legalità e la salvaguardia della convivenza civile. Anche tra Brescia e provincia, dunque, è proprio la Polizia Partigiana a svolgere un servizio imprescindibile nei confronti delle nuove istituzioni democratiche, mettendosi al servizio dei cittadini in sinergia con le forze alleate angloamericane.
Questa pagina di storia, così poco frequentata se non del tutto trascurata dalla pubblicistica, è ampiamente documentata nel saggio “Il battaglione di Polizia Partigiana. La meglio gioventù bresciana (1945-1946)”, un prezioso volume dato alle stampe nel 2022 dall’Associazione Nazionale della Polizia di Stato e che vanta il contributo di ben tre autori – Maurizio Marinelli, Raffaele Piero Galli e Flavio Dalla Libera. Parliamo di un libro che, nelle sue quasi quattrocento pagine, illustra il tema trattato in maniera approfondita, attenta e rigorosa, riunendo una sorprendente ricchezza di documenti inediti e di rare fotografie storiche.
Il trio di studiosi aggiunge con questo nuovo libro un ulteriore tassello a una serie di testi dedicati all’operato, ai sacrifici e ai valori della polizia bresciana. Nel 2021 è infatti uscito il primo volume, dedicato ai caduti della polizia di Brescia dall’Unità d’Italia ai giorni nostri. In un presente purtroppo in gran parte restio a confrontarsi con il passato, gli autori si fanno ricercatori e tedofori della memoria, donandoci un libro che parla dei valori fondativi della nostra Costituzione e di tutti quegli uomini che, assumendosi il peso e le responsabilità di una divisa, hanno cercato di concretizzarli, anche a costo della vita stessa.
La recensione completa la trovate qui: https://www.bresciasilegge.it/la-polizia-partigiana-di-brescia/
Forme - Marcello Zane
Nel 1984 uno dei più grandi economisti americani, John Kenneth Galbraith, sintetizzò con efficacia le ragioni del successo economico che ha reso l’Italia una delle nazioni più avanzate del mondo: non tanto la presenza di un’amministrazione attenta o di tecnici e manager più preparati che altrove, quanto piuttosto l’esistenza di una forte tradizione artistica che rende il prodotto italiano competitivo sui mercati in virtù, non della sua durabilità o del suo costo, ma della sua valenza estetica, cioè di quel design che, anche oggi, ovunque, è un marchio di riconoscimento e di qualità del Made in Italy.
Con il suo saggio "Forme. L’industria bresciana e il design: una lunga storia", lo studioso bresciano Marcello Zane si pone l’obiettivo di studiare lo sviluppo della cultura del design nello specifico della realtà bresciana, focalizzandosi sull’arco temporale della nascita dell’industria moderna.
Il lavoro, impreziosito da un’introduzione di Alberto Ferlenga, già rettore dello IUAV, affronta in un’ottica diacronica, il complesso intreccio fra arte, società e produzione di beni, per dimostrare che, a dispetto della diffusa convinzione che nella produzione industriale bresciana il design costituisca un fattore secondario, vi sia in realtà nella nostra provincia una storia di studio della componente estetica del prodotto che affonda le radici negli antichi laboratori artigianali di “arti minori” da sempre presenti nel nostro territorio.
Il saggio, di taglio specialistico, si propone come un dettagliatissimo documento, riccamente corredato di immagini, destinato non solo a chi si occupa di design, ma a chiunque desideri approfondire un aspetto centrale della storia di Brescia, per cui essa è da sempre proverbiale: l’operosità e la produttività bresciana, che si è concretizzata nel tempo in un’imprenditoria e in una forza lavoro capaci di raggiungere altissimi livelli di qualità e competitività sui mercati nazionali e internazionali.
Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/marcello-zane-forme/
Il partigiano Móha - Alberto Panighetti
Il 6 febbraio 1945, a Esine, comune bresciano della Valcamonica, viene ucciso a soli diciannove anni il resistente delle Fiamme Verdi Bortolo Bigatti, nome di battaglia Móha. A sparargli un colpo di pistola in un occhio è stato Werner Maraun, maresciallo tedesco della Wehrmacht a capo delle retate anti-partigiane nella bassa e media valle. Non un’esecuzione come tante altre, bensì una vendetta in piena regola: tutti quanti compongono il grande e commosso corteo funebre dell’assassinato non hanno dubbi al riguardo. Ma chi è stato Móha? Come ha vissuto la sua breve ma intensa esistenza, quali speranze ha accarezzato e difeso e in che modo ha scelto di unirsi, nel ’43, alla resistenza?
“Il partigiano Móha”, romanzo storico dell’autore bresciano Alberto Panighetti, ricostruisce la vita dell’esinese Bortolo Bigatti dall’infanzia negli anni trenta fino alla tragica morte, in costante equilibrio tra realtà fattuale e invenzione letteraria (LiberEdizioni, 2022). Vicende private si annodano alla descrizione di costumi locali e al preciso resoconto di eventi cardine della resistenza camuna, facendo emergere un testo che, tributando la giusta memoria a una singola figura storica, costituisce al contempo un’opera corale in cui la Valcamonica, col suo importante contributo alla lotta di liberazione dal nazifascismo, è a sua volta in tutto per tutto protagonista.
La recensione completa la trovate qui: https://www.bresciasilegge.it/il-partigiano-moha-romanzo-alberto-panighetti/
Le origini del turismo a Ponte di Legno - Mario Berruti
Ponte di Legno, piccolo paese dell’Alta Valle Camonica, è oggi una meta nota a livello nazionale e internazionale per il turismo invernale ed estivo. Il saggio “Le origini del turismo a Ponte di Legno. Dall’osteria di paese ai primi alberghi, dalla pastorizia all’alpinismo e allo sci” (Quaderni della Biblioteca Civica di Ponte di Legno, 2021) di Mario Berruti si pone l’obiettivo di indagare l’origine della vocazione turistica di Ponte di Legno.
Attraverso fonti storiche e archivistiche, il saggio ripercorre l’evoluzione delle attività alberghiere dalignesi a partire dal Cinquecento e dai primi punti di ristoro per i forestieri fino alla ricostruzione del paese nel primo dopoguerra. Berruti sottolinea in particolare il ruolo svolto dalla nascita dell’alpinismo e dalla crescente popolarità dagli sport invernale, due fattori che determinarono, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, la trasformazione di Ponte di Legno da paese vocato alla pastorizia a rinomato centro turistico.
Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/mario-berruti-le-origini-del-turismo-a-ponte-di-legno/
Longobardi - Delfino Tinelli
Cos’accadeva nella Brescia dell’VIII secolo, durante il regno del re longobardo Desiderio? Chi era la bellissima e magnanima Ansa, una delle più importanti regine del Medioevo, oggi ingiustamente semidimenticata? Qual è l’origine del nome di via del Serpente, una delle più antiche vie della città, che con il rettile in realtà non c’entra proprio nulla? Dove si trovava la corte del duca e perché Brescia, a quel tempo, sulle monete compariva come Brexia anziché Brixia?
Sono solo alcune delle interessanti curiosità a cui il dirigente scolastico e scrittore Delfino Tinelli, parmense per nascita e bresciano d’elezione, risponde nel suo libro per l’infanzia “Longobardi. La regina Ansa, il re Desiderio e la loro famiglia” (Mannarino, 2022). Un libro per bambini e per ragazzi, sì, perché l’amore per la storia va coltivato e instillato nelle menti sin dalla giovane età.
Un nonno racconta la Brescia longobarda del re Desiderio, con semplicità e con passione, ai nipotini Jacopo e Alma. È l’espediente narrativo che consente un viaggio, breve ma incredibilmente denso e coinvolgente, in una città medievale all’avanguardia e dal ruolo tutt’altro che marginale. Desiderio e la sua famiglia, al di là di titoli e di corone, diventano per i lettori dei veri e propri amici, delle persone care di cui si vorrebbe cambiare il triste destino. E mentre leggiamo di loro, a prescindere dalla nostra età, scopriamo aneddoti e sottigliezze, vere chicche storiche trascurate dai libri di scuola e, spesso, persino dalle guide turistiche dedicate a Brescia.
La recensione completa la trovate qui: https://www.bresciasilegge.it/la-brescia-dei-longobardi-e-la-famiglia-di-re-desiderio/
Pintossi Giovanni - di Guerini Osvaldo
Il bresciano Giovanni Pintossi, nativo di Zanano, era un giovane infermiere, soldato e bersagliere di ventott’anni, oltre che la matricola 54823 di una lunga prigionia itinerante conclusasi in un lager di italiani ad Amburgo durante la seconda guerra mondiale. Di questa sua drammatica esperienza, Pintossi ci ha lasciato un intenso diario, riscoperto oggi dopo ottant’anni dagli eventi vissuti e dopo quaranta dalla morte dell’autore.
Scritto tra il 1943 e il 1945, come molti altri diari di guerra e di prigionia, il testo di Pintossi ci riporta in maniera drammatica a momenti incredibilmente difficili di fame e di paura. Osvaldo Guerini, curatore di questa prima edizione stampata nel 2022 con il titolo di “Pintossi Giovanni. Diario di prigionia. Un infermiere valtrumplino nei lager nazisti”, restituisce il contenuto di questo quaderno di piccolo formato, sgualcito dal tempo, dal fango e dalle lacrime. Lo introducono tre preziose prefazioni: di Massimo Ottelli, presidente della Comunità Montana di Valle Trompia, di Luigi Paonessa, assessore alla pubblica istruzione del Comune di Sarezzo e di Armando Signorini, presidente dell’associazione Valtrompia Storica.
Un’operazione di recupero e di valorizzazione di un testo oggi più prezioso che mai, in quanto testimonianza concreta e intima degli orrori della guerra e dell’impatto tremendo che ebbe sulle vite di ciascuno, dai più valorosi ed esposti ai più umili.
Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/giovanni-pintossi-un-valtrumplino-nei-lager-nazisti/
L'altro labirinto - Ombretta Costanzo
Un viaggio ambientato nel presente alla ricerca delle proprie origini, una storia che trova le sue radici rimosse nella violenza della guerra e soprattutto degli uomini. Il tutto ambientato in una terra ricca di fascino, tradizione e mistero, come la Val Camonica.
“L’altro labirinto” (I libri di Icaro, 2022), dell’autrice bresciana – laureata in materie letterarie con indirizzo antropologico – Ombretta Costanzo, è un romanzo avvincente che racconta la storia di Celestino, giovane cresciuto in Francia, e del suo ritorno in Italia alla ricerca delle proprie origini, spinto dal desiderio di dare un senso alla propria vita e una spiegazione alle allucinazioni che lo perseguitano.
Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/laltro-labirinto-ombretta-costanzo/
Antonia - Maria Alloisio
Per comprendere le vicende che stanno alla base e che danno un valore ancora maggiore a questo prezioso libro scritto una cinquantina di anni fa da Maria Alloisio (prima maestra e poi dirigente scolastica in quel di Orzinuovi, oltre che scrittrice di libri per ragazzi), che racconta la storia vera di un’antenata nata nell’Ottocento, e che solo oggi è stato pubblicato grazie agli sforzi di un discendente, è necessario leggere la prefazione. Una regola valida in generale, ma ancora di più in questo caso specifico dato che è proprio la parte introduttiva a fornire le informazioni essenziali per chiarire il contesto in cui il testo si snoda.
“Antonia nella pianura del Po” non è infatti nato come volume a sé stante, bensì per scelta “postuma” del pronipote della Alloisio, Manuel Salada, che così ne spiega la genesi:
«Ho trovato questo libretto quasi pronto per essere stampato, scritto da una zia, Maria Alloisio, che non c’è più. Era nei cassettoni di famiglia, l’ho letto con curiosità perché racconta di una mia bisnonna. Ho così incontrato la storia di Antonia Premi, nata a Pedergnaga nel 1882, vissuta a Scarpizzolo da moglie e poi, a Orzinuovi, da vedova. Una antenata femminista che si fa ritrarre da Olini col suo vestito austero, ma col quotidiano in mano. Una cantastorie attesa da tutti i nipoti, donna sorridente e cattolica, intensamente spirituale, che ha lasciato un’impronta alla sua progenie, perché affrontasse la vita con semplicità, fatica e fiducia».
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Daniel Ghost e le anime erranti - Nicola Lucchi
Esistono fantasmi che infestano manieri e palazzi: anime tormentate ricoperte da un lenzuolo bianco, o spiriti traslucidi che tornano sulla terra perché hanno delle faccende in sospeso. Leggende antiche ci raccontano la loro storia e noi ne siamo affascinati, e forse un po’ impauriti. E poi ci sono i fantasmi di tutti i giorni, quelli che sono vicini a noi, ma passano inosservati.
Daniel è uno di questi, un ragazzo in carne ed ossa che nessuno prende mai in considerazione, come se non esistesse proprio. Finché non diventa proprio lui il protagonista di un’avventura paurosa e allo stesso tempo affascinante, nel libro “Daniel Ghost e le anime erranti” dello scrittore e sceneggiatore camuno Nicola Lucchi edito dall’editore, parte del gruppo Feltrinelli, Gribaudo.
Un fantasy che si rivolge a ragazze e ragazzi amanti del brivido e del mistero, ambientato in un paese immaginario della Val Camonica, che tratta in maniera efficace e meritoria numerosi temi: l’amicizia, il bullismo, la perdita dei genitori e il rapporto con le proprie origini e con il luogo in cui si vive.
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Io piangio a Brescia-Auschwitz - Sandro Biffi
Un giro di affari imponente, circa duemila rapporti sessuali comprati ogni ventiquattro ore da persone incuranti di alimentare, con il loro denaro, questa schiavitù dei nostri giorni.
“Io piangio a Brescia-Auschwitz”, di Sandro Biffi ed edito da La Vita Felice nel 2017, è un romanzo-inchiesta, ovvero uno di quei libri che, mentre raccontano una storia vera cercando di far capire i punti di vista dei personaggi, provano anche a puntare i riflettori su ciò che di torbido e pericoloso ruota attorno all’argomento principe, il vero protagonista indiscusso. In questo caso, i temi su cui è imperniato questo libro ispirato a una storia vera sono la prostituzione e lo sfruttamento, l’inganno e le sevizie che subiscono migliaia di ragazze provenienti da ogni parte del mondo.
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Le Dieci giornate di Brescia con la treccia sul cuore - Delfino Tinelli
Non si può nominare Brescia senza pensare all’appellativo con cui è ampiamente conosciuta: Leonessa d’Italia. E non si può dire Leonessa d’Italia senza rievocare le Dieci Giornate, il tragico capitolo di storia risorgimentale nel quale il popolo di Brescia è insorto contro il governo austriaco scatenando una ribellione armata dal 23 marzo al 1° aprile 1849. Dieci giornate di strenui combattimenti, di protesta e di resistenza sfociate in un’amara sconfitta e in un feroce saccheggio a opera delle truppe nemiche, ma che restano emblematiche all’interno del Risorgimento italiano e che hanno istituito l’espressione “combattimento alla bresciana”.
Un argomento epico, fonte di grande ispirazione per molti scrittori, come anche il pedagogo e scrittore bresciano Delfino Tinelli. Dopo il successo del suo libro per bambini sui Longobardi a Brescia, Tinelli torna infatti nelle librerie con un nuovo testo destinato allo stesso pubblico e stavolta dedicato proprio alla celebre decade bresciana: “Le Dieci Giornate di Brescia. Con la treccia sul cuore” (Mannarino, 2022).
Come il precedente libro sulla Brescia longobarda, il nuovo testo, sempre appartenente alla serie “Il nonno racconta”, è strutturato come un dialogo fra l’autore (il nonno stesso) e due nipoti (Maddalena e Leonardo, rispettivamente di terza e di prima media). Alternando le domande dei nipoti alle risposte del nonno, l’autore presenta a una a una le figure preminenti delle Dieci Giornate, ricorrendo a una lingua semplice ed efficace e sciorinando aneddoti e dettagli. Tinelli sì conferma così come un autore capace di portare anche ai più piccoli la storia di Brescia, coi suoi protagonisti e i suoi eventi cardine, grazie a una scrittura immediata e coinvolgente e alla forte passione per gli argomenti trattati che riesce a infondere a ogni riga.
La recensione completa la trovate qui: https://www.bresciasilegge.it/le-dieci-giornate-di-brescia-spiegate-ai-bambini/
Seminario sulla gioventù - Aldo Busi
“Seminario sulla gioventù”, pubblicato per la prima volta nel 1984 dopo una gestazione ventennale, è il folgorante romanzo di esordio di Aldo Busi, nato nel 1948 a Montichiari, uno degli scrittori più dirompenti del novecento italiano nonché traduttore e poi opinionista.
Un romanzo di formazione e di viaggio, che racconta la storia dell’autoeducazione selvaggia di un ragazzino della campagna lombarda che per leggere il mondo e per smascherare le menzogne delle attività costituite si affida solo alla propria mente e alle proprie pulsioni “anti-convenzionali”.
Rivisto più volte dallo stesso autore, il romanzo è stato pubblicato negli anni in numerose edizioni da editori del calibro di Mondadori, Rizzoli e Adelphi, riscuotendo sempre un grande interesse e ottenendo numerosi riconoscimenti a partire dal prestigioso Premio Mondello.
Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/in-fuga-dalla-campagna-bresciana-alla-ricerca-di-se-stesso-seminario-sulla-gioventu-il-dirompente-esordio-di-aldo-busi/