Messaggio di benvenuto al catalogo.
La portalettere Francesca Giannone
Un animale selvaggio Joël Dicker
Come l'arancio amaro Milena Palminteri
Domani, domani Francesca Giannone
Il treno dei bambini Viola Ardone
Oliva Denaro Viola Ardone
Cuore nero Silvia Avallone
La ragazza nascosta Lucinda Riley
Il canto dei cuori ribelli Thrity Umrigar
Grande meraviglia Viola Ardone
Tatà Valérie Perrin
Il canto dei cuori ribelli Thrity Umrigar
Come l'arancio amaro Milena Palminteri
Domani, domani Francesca Giannone
Il Dio dei nostri padri Aldo Cazzullo
La casa dei silenzi romanzo di Donato Carrisi
Lui, lei e il paradiso Sveva Casati Modignani
Risplendo non brucio romanzo di Ilaria Tuti
Tutta la vita che resta Roberta Recchia
La ragazza nascosta Lucinda Riley
--- Recensione di Katiuscia Rigogliosi per Brescia si legge ---
«Erano soltanto parole, le parole? […] Le parole sono sempre pietre o pugni, graffi o carezze, mani protese o cappi al collo, erba su cui camminare tranquillamente oppure bombe appena innescate. Lo sono sempre state e sempre continueranno ad esserlo.» (Francesca Scotti, “Come musica azzurra”, p. 37)
Siamo giunti, purtroppo, alla fine: “Come musica azzurra” (Edikit, 2024), quarta opera dell’autrice bresciana classe 1991 Francesca Scotti, è infatti il capitolo finale della saga, composta da quattro libri collegati tra loro ma autoconclusivi (cioè leggibili singolarmente), che racconta attraverso quasi un secolo di storia le vicissitudini di una famiglia bresciana verosimile, quella dei Fontana.
Iniziata con “Figli della lupa”, l’imponente romanzo storico d’esordio che copre un arco di tempo che va dall’avvento del fascismo al secondo dopoguerra, e proseguita con “Vento porpora” (una sorta di prequel che racconta l’inizio della saga familiare, dalla fine dell’Ottocento al 1931) e “La fedeltà dell’edera” (che unisce la Brescia degli anni Cinquanta al dramma delle foibe e dell’esodo istriano), la saga della Famiglia Fontana giunge a compimento affrontando con la consueta maestria il periodo storico caratterizzato dalla Strage di Piazza della Loggia.
Come nei capitoli precedenti, anche in questo suo ultimo lavoro Francesca Scotti riesce infatti non solo ad essere precisa nel raccontare fatti e particolari di avvenimenti, ma riesce anche a farli rivivere attraverso gli occhi dei testimoni. Trasmettendo l’angoscia e la paura, ma anche la rabbia e la sete di giustizia, l’autrice rende attualissimi eventi, movimenti e visioni del mondo passate, riuscendo in poco più di 200 pagine a narrare un ventennio di storia senza annoiare il lettore e tenendo alta l’attenzione anche in momenti in cui la mente direbbe so già cosa è accaduto. Il tutto accompagnato in maniera magistrale dalla migliore musica rock di quegli anni: ogni capitolo comincia infatti con una piccola citazione di una canzone tratta dall’album “Strange days” dei The Doors – gruppo amato da una delle protagoniste del romanzo.
Continua qui: https://www.bresciasilegge.it/come-musica-azzurra-francesca-scotti/
Le brune alpine sono vacche resistenti, le più adatte ai pascoli in altura. Il loro latte, ricchissimo di grassi, è perfetto per la produzione di formaggi, merce redditizia e garanzia di sostentamento per generazioni di malgari. Accade anche a Vigolo, piccolo borgo di montagna sulla sponda bergamasca del lago d’Iseo, dove a metà del Settecento vivono Giovanni Maria Bettoni e Maria Bettoni (stesso cognome e nessun legame di parentela, come accadeva di frequente nella provincia dell’epoca). Dal loro matrimonio, celebrato nel 1775 nella chiesa parrocchiale, nasce Benigno. Da ragazzo viene soprannominato Begni ostér perché, invece che lavorare in malga, decide di aprire un’osteria. Un’eccezione alla regola che vuole i Bettoni agricoltori e allevatori. Se le radici sono nelle Prealpi bergamasche, il futuro però è in pianura. È Giovan Battista Bettoni, negli anni Venti del Novecento, a percorrere le rotte della transumanza fino a Castrezzato, nel Bresciano. Al seguito ha la piccola mandria, ovviamente di brune alpine, e quel desiderio di riscatto che è nel DNA di famiglia. Con il trasferimento nella Bassa inizia una storia umana e imprenditoriale che abbraccerà tre province. Una storia che, nell’arco di tre secoli, accompagna i mutamenti del mondo agricolo e lo sviluppo, a tratti impetuoso e pieno di contraddizioni, di un intero Paese.
Generazione dopo generazione, la famiglia Bettoni ha tenuto fede allo spirito degli avi vigolesi, sperimentando il cambiamento e mediandone le contraddizioni. Il risultato è una storia corale che tiene insieme personalità forti e differenti, accomunate da caparbietà, pazienza e capacità di visione. Dipanarne gli intrecci e riannodarne i fili è una sfida complessa. La raccoglie il volume “Un solco profondo. Nei frutti la storia della famiglia Bettoni” (Compagnia della Stampa), scritto da Marco Bencivenga, scrittore e giornalista, già direttore de “La Provincia di Cremona” e caporedattore di “Bresciaoggi”.
Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/un-solco-profondo-famiglia-bettoni/
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